giovedì 19 maggio 2016

Riflessioni N°56 - Il profitto innanzitutto...

Con la logica che i beni pubblici devono dare il massimo profitto si arrivera' o a svendere tutti gli spazi pubblici al miglior offerente oppure si snatureranno facendogli perdere la vocazione sociale originaria poiché non redditizia.
Le istituzioni dovrebbero avere tra gli obiettivi primari quello di creare spazi sociali deputati a essere presidi contro il degrado sociale.
 Dove questi spazi sociali sono stati creati e "vivono",  le istituzioni avrebbero il "dovere" di preservarli.
Oramai tanti anni fa il bando dei Punti Verdi Qualità si prefiggeva questo e, in diversi di questi, le realizzazioni hanno avuto il giusto riconoscimento da parte dei cittadini.
Oggi si mette tutto in discussione e le delibere istitutive dei Punti Verdi Qualità sono ritenute illegittime e si paventa, come soluzione, quella dell’applicazione del Nuovo Piano Regolatore Generale sancendo, di fatto, la morte di un progetto che se, quando fu ideato, fosse stato normato adeguatamente, avrebbe potuto cambiare, in meglio, la vita dei romani.
Quindi si corre il rischio che spazi vitali nati da un episodio di non legalita' "giuridica" siano destinati ad essere snaturati.
L’interesse pubblico dell’amministrazione comunale consiste, così come riportato nella Delibera 23 del Commissario Tronca, in:
1)      appartenenza al patrimonio capitolino delle opere realizzate ed in corso di realizzazione;
2)      notevole esposizione economica e finanziaria di Roma Capitale;
3)      funzione sociale che tali interventi rappresentano ai fini della riqualificazione delle aree interessate;
4)      possibili ripercussioni sull’ordine pubblico conseguente alla chiusura di attività nelle quali operano oltre mille operatori e le strutture ludiche e sportive ivi allocate sono utilizzate da oltre 20.000 utenti;
5)      necessità di evitare l’insorgere di un contenzioso con i concessionari, che potrebbe determinare per Roma Capitale l’obbligo di risarcimento, senza alcuna certezza in merito all’utilizzo futuro delle opere realizzate
La funzione sociale viene banalizzata nell’importanza della riqualificazione delle aree interessate.
Singolare definizione.
 Mi sarei aspettato qualche riferimento alla ricaduta sociale della presenza di spazi attrezzati e sicuri, vitali e aperti ,”luoghi” positivi, dove far crescere generazioni di cittadini consapevoli che l’ambiente è un bene primario e che si può “fare socialità” anche,e soprattutto,  in periferie degradate
E’ chiarissimo, da ciò che riporto della Delibera di Tronca, che della vita di spazi di socialità non interessa nulla a nessuno. Si parla di compendi immobiliari e di interessi economico/finanziari.
Saranno sanati gli abusi, si ristabilirà una legalità “giuridica” e “luoghi” pensati con un raro esempio di lungimiranza politica verranno, per far quadrare i conti, snaturati e privati dell’importanza sociale e considerati solo come un investimento che deve produrre profitti.
E’ mai possibile che in questa città la politica abbia raggiunto questo livello così basso oppure è proprio la politica che vuole che questo accada?
Non voglio pensare che tutto questo faccia parte di un disegno mirante a ridurre al minimo quegli spazi di socialità che qualcuno ritiene pericolosi.
Pericolosi perché qualcuno potrebbe “pensare”.



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