giovedì 19 maggio 2016

Riflessioni N°55 - Chi indaga sulla classe dirigente che delinque, Dott. Davigo?

“La classe dirigente di questo paese quando delinque fa un numero di vittime incomparabilmente piu’ elevato di qualunque delinquente di strada e fa danni piu’ gravi” dice Piercamillo Davigo…..
Mi ha letto nel pensiero e ha detto ciò che oramai penso sempre più insistentemente.
Pochi giorni fa nel mio continuo peregrinare da un ufficio all'altro e tra una mail e un articolo di giornale che, disperatamente, penso possano servire per far comprendere l'assurdità  della situazione nella quale mi trovo, sono andato, come oramai faccio spesso, in Procura alla ricerca di qualcuno disposto ad ascoltarmi.
Come ho detto non è la prima volta e penso non sarà neanche l'ultima. Pazientemente ho cercato di accreditarmi e alla fine sono riuscito ad avere il colloquio che volevo.
Atmosfera cordiale, accogliente propedeutica alla delusione e allo scoramento totale finale.
Chi indaga sulla classe dirigente che delinque, Dott. Davigo?
Chi amministra la giustizia in questo paese, Dott. Davigo?
Quando si ha a che fare con dirigenti di un'amministrazione pubblica la mia triste esperienza mi ha convinto che c'è qualcosa di sbagliato. 
Mi è stato detto, in quel colloquio, che perseguire l'abuso d'ufficio o l'omissione di atti d'ufficio è praticamente impossibile.
Mi è stato detto, sempre in quel colloquio, che un taglio di una catena apposta a un cancello come chiusura a chi non era autorizzato a entrare e una occupazione abusiva di uno spazio pubblico sono reatucoli.
Mi è stato detto, sempre in quel frangente, che per risolvere i miei problemi servirebbe la politica e che non è la Procura il luogo deputato a ciò e che per indagare servono prove certe, sembrerebbe quasi che servirebbe portare il delinquente, sembrerebbe quasi che dovrei farmi giustizia da solo.
E, allora, la giustizia che deve fare e a cosa serve?
 È pericoloso quello che accade. Porta a farsi giustizia da soli. Porta al caos più assoluto. Porta al tutti contro tutti.
I dirigenti dell'amministrazione sanno come vanno le cose. Lo sanno specialmente quelli che esercitano il loro potere senza senso di responsabilità. Lo sanno quelli che si approfittano del loro ruolo a loro esclusivo vantaggio. 
Possono agire nell'impunità totale.
Possono applicare e non applicare regole e leggi a loro piacimento piegandole, spesso, ai loro interessi che possono anche non essere necessariamente volti all'arricchimento personale ma anche mirati a coprire la loro inettitudine e incapacità.
Sentirmi dire dal mio carnefice, mi si passi il termine, di fare causa all'amministrazione sapendo che questo non porterebbe a nessun risultato, è vergognoso.
Vorrei vivere in un paese dove l'onesto potesse, lui, brandire, il fare causa essendo sicuro dell'efficacia della giustizia.
Accade esattamente il contrario con il disonesto che ti dice "fammi causa" sicuro dell'inefficacia della giustizia e della sua sicura impunità.
Pochi giorni fa mi ha risposto il Dott. Cancrini sull’Unità in risposta a una mia lettera…. “Mentre salvi da qualunque accusa restano i funzionari e i politici che nulla fanno per mantenere ai cittadini la possibilità di usufruire degli impianti sportivi della Madonnetta ad Acilia. Perché? Perché il non fare è piu’ tutelante del fare o del tentativo di fare? Anche se con il non fare si mandano in fumo dei finanziamenti pubblici importanti? Quello che non esiste per la giustizia e per le leggi sembra essere oggi, a volte, il reato di “inettitudine” di funzionari e politici.”…e ancora… “Nessuno fa nulla e nessuno è colpevole, mi dico, ma è davvero questa la legalità?”
E le sue parole mi fanno ricordare uno scritto di Franco De Donno della Caritas riguardo l’esistenza di una legalità giuridica e di una legalità sociale.
Quando la legalità giuridica è impotente nel perseguire ch,i esercitando lo smisurato potere che ha nelle mani, fa danni spaventosi distruggendo, senza senso, una realtà come il parco non avendo nessuno, la politica in particolare, a fare da contraltare e a cercare di affermare una legalità sociale che viene, nel nostro caso, dalla volontà dei cittadini espressa con la delibera di iniziativa popolare, una sorta di diritto “sorgivo”, mi sento totalmente sopraffatto.
La magistratura che mi dice di rivolgermi alla politica e la politica, impotente, che mi dice di rivolgermi alla magistratura.
E’ qui che è nata e prospera la quinta mafia, Mafia Capitale. Nello strapotere della burocrazia capitolina totalmente padrona delle sorti di tutti e terreno fertile per l’infiltrazione della malavita e dei grandi interessi.
Il poter agire senza controllo è la situazione ideale. Se non si doterà l’amministrazione di organi seri di autocontrollo tutto questo non finirà mai.

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